‘DISSOLTO OGNI DUBBIO SULL’INTEGRITÀ E SULLA QUALITÀ DEL NOSTRO LAVORO’, S&P SULL’ASSOLUZIONE DEGLI IMPUTATI DEL PROCESSO RATING: ACCUSATI DI AVER DECLASSATO L’ITALIA

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    “Sono ovviamente contento della decisione del Tribunale. Penso che questa decisione, poi leggeremo le motivazioni, dimostri che le ipotesi di responsabilità di Standard&Poor’s erano sostanzialmente infondate; come noi, per la verità, abbiamo sempre sostenuto”. Così l’avvocato Guido Carlo Alleva, uno dei legali dei cinque imputati – tra analisti e manager – dell’agenzia di ratingStandard & Poor’s,accusati dipresunta manipolazione continuata e aggravatadel mercato in relazione al doppio declassamento dell’Italia nel gennaio 2012, e stamane (come la società stessa) assolti dal Tribunale di Trani. “Non abbiamo mai mancato di avere fiducia nella deliberazione di questi giudici – ha affermato ancora l’avvocato – abbiamo cercato di spiegare al tribunale tutte le ragioni dei comportamenti degli analisti di S&P e mi sembra che il tribunale abbia accolto le nostre ragioni. Non sono né sorpreso, né l’avevo previsto: ogni processo ha la sua storia”. Presieduto da Giulia Pavese, il Tribunale ha inoltre assolto – “perché il fatto non costituisce reato” –  anche David Michael Willmoth Riley, manager dell’agenzia di rating Fitch, (e all’epoca dei fatti capo rating sovrano), accusato di manipolazione del mercato. “Le sentenze non si commentano, si rispettano. Abbiamo fatto la nostra parte fino in fondo. Forse c’è un po’ di amarezza, ma l’assoluta convinzione che tutto quello che si poteva fare, tutto quello che si poteva dire, sostenere, l’abbiamo fatto, detto e sostenuto con grande orgoglio”, ha affermato il pm Michele Ruggiero che ne aveva chiesto la condanna a 9 mesi. Anche gli altri quattro imputati del processo (Yann le Pallec, responsabile della società per l’Europa, e degli analisti del debito sovrano Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz Kramer), sono stati assolti dall’accusa di manipolazione del mercato aggravato “perché il fatto non costituisce reato”, in base all’articolo 530 comma 2 del codice di procedura penale e per le residue imputazioni “perché il fatto non sussiste”, in base all’articolo 530 del codice di procedura penale. Assolto anche Deven Sharma, all’epoca dei fatti presidente mondiale di S&P, dall’accusa di manipolazione del mercato aggravata “per non aver commesso il fatto”, e dalle residue imputazioni “perché il fatto non sussiste”, entrambe le formule in base all’articolo 530 del codice di procedura penale. Nel fascicolo delle accuse, riferite al periodo tra maggio 2011 e gennaio 2012, nel confronti di S&P – secondo l’accusa informazioni tendenziose e distorte – pesava il giudizio sull’affidabilità creditizia dell’Italia, che portarono al declassamento. E dal canto suo S&P attraverso un comunicato ufficiale ha commentato affermando che “La decisione di oggi conferma in modo inequivocabile come in tutti questi anni la società sia stata oggetto di illazioni fantasiose. Finalmente è stata resa giustizia alla società e a ognuna delle persone che quotidianamente lavorano con onestà e competenza professionale. Abbiamo sempre riposto tutta la nostra fiducia nella correttezza delle nostre azioni e nelle capacità dei giudici che hanno dissolto ogni dubbio sull’integrità e sulla qualità del nostro lavoro”. Ricordiamo che lo scorso gennaio il pm della Procura Michele Ruggiero, sostenendo l’accusa aveva chiesto due anni di reclusione e 300mila euro di multa per Sharma, 3 anni e 500mila euro di multa ciascuno per gli altri quattro imputati. Come condanna nei confronti di S&P invece (oggi ‘assota’ per l’insussistenza dell’illecito amministrativo), era stata chiesta una sanzione di 4,6 milioni.

    M.